RAI IN MANO ALLA MASSONERIA MONDIALE: IL BILDERBERG ESCE ALLO SCOPERTO!

1. PERCHE’ BERLUSCONI HA DETTO SÌ A RENZI PER LA PRESIDENTESSA MONICA MAGGIONI

2. ”CORRIERE’ DELLA SERA’: ‘’RADICI A SINISTRA, MA IL LUNGO LEGAME SENTIMENTALE CON GIAN MICALESSIN, OGGI EDITORIALISTA-INVIATO DE ”IL GIORNALE” E DA GIOVANE MILITANTE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ A TRIESTE, LA METTE IN CONTATTO CON ALTRI UNIVERSI”

3. ”IL FATTO”: “LA MAGGIONI NEI MOMENTI DECISIVI HA SCELTO DI APPOGGIARSI AL CENTRODESTRA. C’ERA ANCHE LA SUA FIRMA TRA QUELLE DEI 92 GIORNALISTI DEL TG1 CHE NEL 2010 SI SCHIERARONO A SOSTEGNO DEL DIRETTORE SUPERBERLUSCONIANO MINZOLINI”

4. NEL 2014 TROVA IL TEMPO DI GIRARE UN DOCUMENTARIO SUI SESSANT’ANNI DI COMUNIONE E LIBERAZIONE, INSIEME AL PORTAVOCE DEL MOVIMENTO, ROBERTO FONTOLAN

5. LA SUA PARTECIPAZIONE ALL’ULTIMA RIUNIONE DEL CLUB BILDERBERG GRAZIE A MARIO MONTI CHE STRAVEDE PER LEI. NON SI È FATTA MANCARE NEPPURE LA COMMISSIONE TRILATERALE


1. L’INVIATA PRESIDENTE




Paolo Conti per il “Corriere della Sera”




Quando esordì in video con la conduzione di «Unomattina», parliamo del lontano maggio 1998, la Rai ribollì. Fu l’allora direttore del Tg1, Marcello Sorgi, a scegliere quella sconosciuta neoassunta dopo anni di precariato per «gettare un sasso nello stagno». Le reazioni (proteste sindacali, dimissioni del comitato di redazione del Tg1) furono roventi, come quella di Antonella Clerici: «Sarà anche brava ma è una miracolata». Cinque anni dopo, intervistata su «Sette» nell’agosto 2003 da Claudio Sabelli Fioretti, non mostrò alcun rancore: «Aveva ragione. Fui molto fortunata».

Il carattere della neopresidente Rai è un po’ tutto lì. Nell’evitare scontri pubblici, nello scansare le trappole che scattano a viale Mazzini e a Saxa Rubra quando qualcuno procede con assoluta ed esplicita determinazione, sapendo di allungare la lista dei nemici che parlano di arrivismo, di carrierismo, di mancanza di scrupoli.




La presidente Maggioni, classe 1964, viene da una famiglia che lei definisce «non privilegiata»: madre impiegata di amministrazione a Il Giorno, padre operaio e sindacalista «duro» alla Pirelli Bicocca. Da loro ha imparato un’etica molto precisa: «Con l’impegno e il sacrificio si può ottenere ciò che si vuole, io ho sempre lavorato come un mulo».

Le prime collaborazioni ai giornali risalgono ai 16 anni. Poi, nel 1992, la selezione per il master in telegiornalismo alla neonata scuola di Perugia, due anni di lavoro a Euronews, i primi contratti a tempo determinato a Rai Uno (TvSette), l’assunzione e la conduzione immediata di «Unomattina». L’anno dopo è già impegnata in reportage dall’estero: Sudafrica, Mozambico.




Ancora «Unomattina» nel 2000 e poi di nuovo in giro per il mondo: Israele, Medio Oriente, Stati Uniti. Nel 2003 è al centro dell’ennesima polemica. È l’unica giornalista italiana «embedded», ammessa tra i militari Usa per raccontare la seconda Guerra del Golfo dal loro punto di vista.




La accusano di aderire acriticamente alla logica Usa ma lei respinge l’attacco: «Senza essere “embedded” non avrei mai potuto raccontare un pezzo di mondo, un angolo di guerra che altrimenti non si sarebbe visto. Trovo insopportabile che quella parola venga usata come il velinaro di una volta». E per difendere quei due mesi di servizi Rai scrive «Dentro la guerra-Il conflitto iracheno raccontato da una reporter al seguito dei militari americani», edito da Tea.




Copre la guerra da Baghdad fino al gennaio 2005. Approda all’ambitissima conduzione del Tg1 delle 20 nel febbraio 2007.

Nel frattempo la schiera degli avversari si irrobustisce perché la carriera non si ferma: caporedattore Esteri del Tg1 (2009), capo degli Speciali del Tg1 (2010). Simpatie politiche? Argomento complesso. Radici a sinistra, soprattutto per l’eredità paterna. Ma il lungo legame sentimentale con il giornalista Gian Micalessin, oggi editorialista de Il Giornale e da giovane militante del Fronte della Gioventù a Trieste, la mette in contatto con altri universi. La sua firma appare nel 2011 sotto il «documento dei 90» a favore dell’allora direttore del Tg1, Augusto Minzolini.




Però nel 2012, quando si tratta di moderare in prima serata su Raiuno il 28 novembre il faccia a faccia Pier Luigi Bersani-Matteo Renzi al secondo turno delle primarie del centrosinistra, i due candidati concordano sulla sua conduzione. Risultato: 6.5 milioni di ascoltatori. Lei ironizza: «Mi viene da ridere, sono ascolti da Canzonissima».




Nel gennaio 2013 la direzione di Rainews 24 più Televideo nel quadro della riorganizzazione firmata dal direttore generale uscente Luigi Gubitosi: due principali testate giornalistiche (newsroom) nel futuro Rai, una imperniata sul Tg1 e l’altra su Rainews24. Inevitabili gli scontri interni, soprattutto in area Tg3. Il direttore Bianca Berlinguer boccia il piano Gubitosi, e nei corridoi Rai si parla di un duello per la guida della newsroom 2 proprio con la Maggioni, ma le due smentiscono.








L’ultima scelta editoriale forte di Maggioni a Rainews24 è la decisione di non mostrare più i terribili filmati dell’Isis: «Noi non vogliamo diventare parte della loro propaganda. Anche perché ci chiediamo dove arriveranno». Nel suo ultimo libro uscito pochi giorni fa da Laterza («Terrore mediatico») riprende il tema e si rivolge ai colleghi giornalisti: «Non siamo lo specchio della società, agenti incolpevoli della riproduzione del reale. No, spesso siamo parte del farsi della scena. Costruiamo pensieri privati e reazioni collettive. Alimentiamo dibattiti e spegniamo sensibilità. Illuminiamo volti e nascondiamo mondi». A viale Mazzini c’è chi assicura che la presidenza Maggioni sarà sorprendente. Si vedrà.




2. DAL TG1 DI MINZOLINI A MATTEO, L’INVIATA DI GUERRA E DI POTERE




Stefano Feltri e Carlo Tecce per il “Fatto Quotidiano”




Negli ultimi anni, Monica Maggioni si è costruita un curriculum che denotava ambizioni, quasi da ministro degli Esteri, da ambasciatore. La presidenza della Rai è il minimo che poteva ottenere dopo anni di convegni, libri, interviste, iniziative, costruzione di relazioni. O forse non è il minimo, forse è una tappa intermedia verso altro, il primo passo per sganciarsi dall’etichetta di semplice giornalista.




Perché il peso di Monica Maggioni dentro la Rai è sempre stato maggiore dello 0,55 per cento di share del canale che dirige, RaiNews24 (media dei primi sette mesi del 2015, equivale a 57 mila spettatori). A guardare soltanto i numeri, non sarebbe certo stata da promuovere: con molte meno risorse il suo predecessore Corradino Mineo, oggi pugnace senatore della minoranza Pd, registrava lo 0,59 per cento. Una macchina da quasi 200 giornalisti che produce un tg visto poco più di quello di SkyTg24 sul satellite, anche per questo Gubitosi ha varato una riforma delle redazioni che dovrebbe impostare l’informazione Rai su due pilastri, il Tg1 e, appunto, RaiNews24. Difficile che la Maggioni, ora che il governo l’ha indicata come presidente, spinga in una direzione diversa.










Ma il peso della Maggioni in questi anni non è stato certo da zero virgola, fu lei a moderare il confronto tra Renzi e Pier Luigi Bersani, nelle primarie del Pd nel dicembre 2012, il primo evento tv davvero importante con il futuro premier. L’ha assunta Marcello Sorgi quando era direttore del Tg1, nel 1996. Si occupa di esteri, conquista la conduzione, nel 2012 è a un passo dalla direzione del Tg1, ma non ce la fa, passa il più trasversale Mario Orfeo.




Perché dietro un posizionamento pubblico in apparenza progressista, la Maggioni nei momenti decisivi ha scelto di appoggiarsi al centrodestra. C’era anche la sua firma tra quelle dei 92 giornalisti del Tg1 che nel 2010 si schierarono a sostegno del direttore superberlusconiano Augusto Minzolini. Per “errore” Minzolini aveva detto che David Mills, l’avvocato inglese accusato di essere stato corrotto da Silvio Berlusconi, era stato “assolto” invece che “prescritto” grazie a una legge ad personam.




Nel 2014 trova il tempo di girare un documentario sui sessant’anni di Comunione e liberazione, insieme al portavoce del movimento, Roberto Fontolan. Amici utili e potenti, i ciellini. Ma non i soli che la Maggioni cerca in quegli ambienti, visto che i redattori di RaiNews24 si lamentano spesso della frequenza con cui devono coprire papa Francesco. I complottisti, poi, vedranno nella promozione alla presidenza della Maggioni una conseguenza della sua partecipazione all’ultima riunione del club Bilderberg, la riunione informale di banchieri, politici e potenti vari che anima varie teorie della cospirazione.




Non si è fatta mancare neppure la commissione Trilaterale, altro salotto internazionale di prestigio. Sono anni che la Maggioni coltiva i suoi rapporti transatlantici: da giovane ha partecipato all’Inter national Visitors Leadership Program, il viaggio studio in American organizzato dal dipartimento di Stato di Washignton per promesse del giornalismo e della politica, selezionati tramite le ambasciate.




Poi, da inviata di guerra, è entrata in confidenza con l’eroe di Afghanistan e Iraq, il generale David Petraeus, protagonista anche del libro Dentro la guerra, scritto dalla giornalista embedded. Oggi la Maggioni interviene spesso ai convegni dell’Ispi, l’Istituto studi di politica internazionale il cui presidente onorario è Giorgio Napolitano. Per l’Ispi ha scritto anche un saggio sulla comunicazione dell’Isis, tema che la appassiona al punto da aver dedicato l’ultimo saggio al Terrore mediatico(Laterza).




Ha anche moderato, a Bruxelles, uno dei dibattiti tra i candidati alla Commissione europea durante le elezioni della scorsa primavera. E l’ha fatto in inglese, lingua estranea a gran parte dei dipendenti Rai. Ma il numero dei suoi nemici dentro la Rai è pari almeno a quello degli estimatori. Chi non la ama in queste ore rievoca episodi messi in ombra dal prestigio da inviata di guerra: le spese discutibili quando era inviata a New York per il tg di Clemente Mimun (ci fu un’indagine interna, nessuna conseguenza, racconti di limousine a noleggio), il ricorso generoso agli inviati di RaiNews anche per eventi dal dubbio contenuto giornalistico, come i lavori di Salini-Impregilo a Panama (i cronisti hanno fatto tappa a Las Vegas), o al seguito di tutti i ministri anche nelle trasferte meno rilevanti, nonostante la copertura dei tg sia comunque garantita.




I suoi detrattori sottolineano poi i rapporti con una società esterna alla Rai, la Four in the morning, dell’architetto Dario Curatolo, che sarebbe il compagno della neo-presidente della Rai. I rapporti personali sono affare privato, ma i rapporti di business tra la Four in the morning e la Rai sono pubblicati sul sito della società: c’è per esempio il documentario Out of Teheran, regia di Monica Maggioni, fotografia di Dario Curatolo, produzione Rai Cinema-Mediakite. Fino al 2012 anche la Maggioni era socia con il 45 per cento della Four in the morning, che nel 2014 ha fatturato 341 mila euro.















FONTE




http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/perche-berlusconi-ha-detto-renzi-presidentessa-monica-106383.htm







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