IL SUGGERITORE DI BERGOGLIO SUI MIGRANTI E’ UN BILDERBERG DI GOLDMAN SACHS

Nei suoi discorsi ossessivi a favore dell’immigrazione senza limiti e il suo torvo, iracondo discorso di Natale a difesa postuma dello Jus Soli, Bergoglio
“sembra ispirarsi più a Soros che a Cristo”, ha commentato il filosofo Fusaro, accusando El Papa di mettersi sempre più al servizio della “mondializzazione e dello sradicamento capitalistico”. Come mi ha ricordato un amico lettore, “Francesco” ha un ispiratore – o suggeritore o “gestore” – più diretto di Soros. Un personaggio cui El Papa ha dato in febbraio la presidenza della International Catholic Migration Commission, e che ha reso consigliere della Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA). Un filantropo umanitario dell’abolizione dei confini che è anche, come dubitarne?, un banchiere d’affari. Ed è anche molto, molto di più.


S’introduca qui Peter Sutherland, da almeno 20 anni presidente non (più) esecutivo di Goldman Sachs ma ultra-esecutivo del Bilderberg (sta nello “steering committee, ossia nella direzione che del Gruppo elabora l’agenda politica e i fini da raggiungere); ebreo di madre, sionista, ex presidente della BP (British Petroleum) e contemporaneamente Rappresentante Speciale dell’ONU per le Migrazioni, tutte cariche che non ha lasciato quando”Francesco” lo ha incoronato presidente della Catholic Migration Commission.

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Ma è molto di più, Sutherland. E’ stato Commissario europeo alla Concorrenza quando presidente della Commissione era Delors; è stato direttore del WTO, Organizzazione Mondiale del Commercio, ossia del tribunale mondiale del commercio globale senza confini né dazi, che praticamente ha creato da sé. E’ capo del Global Forum on Migration and Development, da cui 160 paesi prendono le direttive sulla migrazione. Insomma è il globalista totale e assoluto, con le mani in pasta in tutte le entità sovrannazionali ad un tempo (ONU, WTO, UE, forse la massima eminenza grigia della “mondializzazione e dello sradicamento capitalistico” nell’interesse della finanza transnazionale.

Quasi dimenticavo: Sutherland è anche presidente onorario della Trilateral Commission e capo della London School of Economics, nonché Cavaliere di Malta e membro dell’Opus Dei. Non si fa mancare nulla in posizioni di potere.
“La UE deve minare le omogeneità nazionali”, per Sutherland.

Le sue idee:

“L’Unione Europea deve fare del suo meglio per minare l’omogeneità dei suoi stati membri”, dettò nel giugno 2012. Parlava in qualità di presidente del Global Forum on Migration davanti alla sottocommissione inglese dei Lords, che stava indagando sull’aggravarsi improvviso delle ondate migratorie.

La risposta essenziale all’invecchiamento delle popolazioni in Germania o nei paesi del Sud Europa è, “ed esito a dirlo perché il concetto è stato attaccato, lo sviluppo di stati multiculturali”. Il problema, ha spiegato, sono le popolazioni, che “ancora coltivano un senso della loro omogeneità e differenza dagli altri. Ed è precisamente questo che l’Unione Europea, a mio parere, deve fare di tutto per erodere”. In nome di cosa? “Della futura prosperità”, rispose. “ Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda sono società di migranti e quindi si adattano più prontamente a chi viene da un diverso mondo culturale. E’ una dinamica cruciale per la crescita economica”.


Disse anche, Sutherland, che “si è passati dagli stati che scelgono i migranti, ai migranti che scelgono gli stati”, per cui la capacità della UE di “competere a livello globale” è a rischio…ma d’altra parte, ha ingiunto: la UE deve smettere di selezionare solo migranti “altamente qualificati” perche “alla base di tutto, gli individui devono avere libertà di scelta” di dove muoversi.

(Qui per l’articolo della BBC , EU should ‘undermine national homogeneity’ says UN migration chief – http://www.bbc.com/news/uk-politics-18519395



Come si vede, è proprio l’ideologia di “Francesco”, confusione e contraddittorietà compresa; l’ideologia delle Bonino e Boldrini e dei Manconi, del circo mediatico progressista. Da qui si vede bene come ad ispirarle sia il capitalismo mondializzato finanziario; per il quale le “omogeneità” , ossia le identità storiche e culturali che fanno i popoli vari e diversi, sono un ostacolo e un intoppo, una pretesa odiosa, perché il consumatore globale tipo dev’essere letteralmente “senza identità”, senza comunità, “aperto” alle “esperienze”, cosmopolita, nomade e senza “tabù”, senza “pregiudizi” (e senza scrupoli), di sesso variabile. Nella esortazione di Sutherland che la UE eroda, mini, indebolisca le “omogeneità” c’è il disprezzo per la cultura – ciò che fa à degli uomini esseri umani – come di sovrastruttura inutile e dannosa alla libertà di consumo. Allo stesso modo papa Francesco, giorni fa, ha sproloquiato: “Gli europei non sono una razza nata qui, hanno radici migranti”, evocando una condizione anteriore alla civiltà e alla cultura – anche per lui, come per il presidente di Goldman Sachs, la “omogeneità” culturale (quel che fa di ungheresi degli ungheresi, la coesione di una comunità e identità comune saldata dalla storia, dalla lingua, persino dalle sue specifiche arti) un fastidioso orpello che “resiste” alla “integrazione” senza limiti, una “mancanza di carità” contro la “accoglienza” – che oltretutto, completa il guru Bilderberg di El Papa, ci rende “meno competitivi sui mercati mondiali”.

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Ora El Papa ha affidato la Commissione Cattolica sulla Migrazioni al banchiere d’affari e al Bilderberg – ostile alle “omogeneità” culturali, e che si adopererà quanto può per “indebolirle” (il verbo che ha usato è “undermine”), scalzarle, come se già non fossero abbastanza minate. Per i papisti cattolici ingenui, quindi, la questione da ideologica può venire fraintesa come morale: una questione di bene e di male. Nella confusione etica che lo stesso Bergoglio ha sparso a piene mani, la “omogeneità” nazionale di un popolo è equiparata al male morale, e male sarà volerla salvaguardare. Spero che almeno si possa chiedere questo: se l’omogeneità è un male, perché Sutherland auspica che venga scalzata in Europa, ma non la impone ad Israele, stato che difende con l’apartheid la propria identità, che si rifiuta di estendere la cittadinanza ai palestinesi perché questo snaturerebbe il “carattere ebraico di Israele”, ossia la propria omogeneità? E’ strano che tutto ciò di cui i noachici debbono liberarsi perché vizio deplorevole, sia invece pregiato, bello e giusto per i talmudici.

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