19/11/2021 - Direttrice del Sacco di Milano: «Conosciamo il virus e sappiamo contenerlo. Ormai la paura serve alla politica, pandemia colta come opportunità da qualcuno»
Come pensa si evolverà la situazione nelle prossime settimane, dottoressa (Maria Rita Gismondo è direttrice del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano)?
Nelle prossime settimane ci sarà un incremento dei contagi perché sta nella natura della stagionalità del virus. Ma i ricoveri si dovrebbero mantenere sotto una certa soglia. Dovrebbe essere così altrimenti perché ci siamo vaccinati? Perché abbiamo fatto i lockdown e usato tutte le misure di contenimento?
La situazione dovrebbe essere più controllata. Non è più accettabile parlare di capodanni con le chiusure!! Conosciamo il virus e sappiamo come contenerlo. Abbiamo fatto tutto quello che è stato chiesto. Adesso dovremmo raccogliere un po’ i frutti. E usiamo oltre i vaccini, che abbiamo visto che da soli non ce la fanno, le nuove terapie
Invece viviamo nell’allarme continuo. Posso capire che il governo si senta in difficoltà, ha fatto tanti errori, ma è inspiegabile questo mancato ritorno alla razionalità nella gestione dell’ordinario. Lei come la vede?
Io penso che errori ne abbiamo commessi tutti. Tanta comunicazione sbagliata che ha creato confusione e sfiducia ed una sorta di fanatismo diffuso in tutta questa situazione pandemica. Ci sono veramente delle assurdità incomprensibili. Non voglio sembrare complottista ma ci sono troppe cose in questa pandemia che restano inspiegabili, come i rapporti OMS-Cina, l’origine del virus, i contratti con le aziende dei vaccini. Troppe cose che non quadrano. Complotto no, ma, è triste dirlo, quando è arrivata la pandemia è stata anche colta come opportunità da qualcuno
Ah ecco…
Parliamo di stato d’emergenza. Non si spiega il fatto che debbano prorogare l’emergenza. E non si capisce a cosa serva. Perché i vaccini, il ministero della Salute, li somministra e ce li può somministrare addirittura rendendoli obbligatori anche senza lo stato di emergenza, tra l’altro lo fa già per alcuni settori. Le mascherine e le misure di contenimento sono compito del ministero della Salute e non abbiamo bisogno dell’emergenza. Qual è quindi la differenza? A cosa serve lo stato di emergenza? Per dare carta bianca al presidente del Consiglio per acquisti extra, per interventi extra? Noi ormai la patologia la conosciamo e la conteniamo con vari mezzi. Cosa c’è di extra che dobbiamo fare?
Vede una stretta autoritaria di tipo politico? Si sta passando davvero da una società disciplinare, che disciplinava i comportamenti, a una società del controllo dove si dà carta bianca alla politica?
Perlomeno c’è una delega totale, in una società che da tempo è anestetizzata dai media e da una politica che ha cercato di rendere i cittadini sempre più sordi e ciechi, quindi assolutamente… delegando tutto ciecamente. Passano sulla testa delle persone talmente tante cose impensabili e nella totale inerzia che c’è da restare basiti
Cosa dicono i suoi colleghi scienziati? Con cui immagino parlerà…
Dicono le stesse cose ma non hanno il coraggio di esplicitarlo perché, vede, oggi c’è una grande paura di uscire fuori dal coro.
Ma certo, è ovvio. Pensi io non ho mai avuto una lira dallo Stato, mai. Ho fatto ricerca con enti internazionali. Non ho mai lavorato con l’Italia perché non sono una allineata. Dico le cose che penso. Qui invece hanno bisogno degli yes-man e yes-woman che dicano sempre “Sì”. Speranza dice a tutti “si deve fare la vaccinazione con la terza dose”. Io dico è giusto fare la vaccinazione, certo, certo, ma nessuno che si permetta un dubbio, qualche domanda? Non è possibile. Quando non ci possiamo più permettere il dubbio che cosa facciamo? Vuol dire che ci siamo totalmente emarginati dalla libertà e dai noi stessi. Questo è il problema ed è gravissimo
E’ oggettivo che molte regole costituzionali e democratiche siano state accantonate, ma come ne usciamo?
È una questione culturale. Il problema più grave che vedo è la condizione dei nostri giovani. Non hanno nessuna cultura politica. Hanno disinteresse, a parte pochissimi. La vita politica non è più partecipata
Vede un’inerzia generale?
Sì e si governa gestendo il consenso tra una paura ed un’altra. Per anni c’hanno dato, soprattutto nei media, programmi di un livello culturale veramente degradante, scusi l’espressione… con “tette e …”, dove la donna più scosciata era meglio si stava, in una società falsa che dice che la donna non deve essere oggetto ma vale di più il contrario. Tutto un mondo così…
Certamente…
Dopo che ci hanno inebetiti per anni è arrivata la società della paura. Prima c’era la paura dell’immigrato, adesso la paura del Covid, poi ci sarà un’altra paura. Non è una società dove la politica sceglie e pianifica dei programmi, se è giusto o sbagliato avere più o meno immigrazione, un certo tipo di Sanità, eccetera, o che anche impone programmi in cui crede, ma una società in cui c’è sempre una paura da superare
Potremmo dire che la società della paura in Italia, come sta accadendo in altri Paesi (ma non per questo è meno grave), sia il frutto di un cortocircuito tra media, politica e decisori di vario livello che ci stanno portando in una situazione davvero pericolosa?
Sì, in una totale delega alla classe politica perché non abbiamo più partecipazione, neanche dei giovani, d’altra parte ormai persino il voto è un’utopia!
Ma si potrebbe obiettare che i grillini del M5S sono il partito di maggioranza fatto principalmente di giovani…
C’è un altro virus. Quando arrivano là… (ride). Non ci sono giovani preparati e quando si arriva in certi luoghi… Ho sperato e creduto in un rinnovamento. Ma le loro leggi poi hanno contraddetto i loro stessi propositi. Abbiamo visto i risultati di questa politica. Oggi poi sotto il profilo culturale ti devi vergognare a dire che hai due lauree
Conformismo, improvvisazione pura e paura si sono fusi e ogni elemento critico vien cassato
Io credo che, anche perché ci sono corsi e ricorsi storici, ci salveranno i giovani immigrati e io ne ho qualcuno del mio gruppo di ricerca. Hanno una spinta incredibile e una voglia di democrazia indescrivibile. I nostri ragazzi pensano che la democrazia ci sia di fatto e non si debba difenderla, loro hanno pane e companatico. Non hanno mai sentito la fame per cui ci si sbraccia e si lavora. Invece questi ragazzi che arrivano da chissà dove, sono indiani, asiatici, eccetera, hanno la voglia di realizzarsi che avevano i nostri genitori dopo la seconda guerra mondiale
Ha molta fiducia negli italiani di seconda e terza generazione?
Sì, sì, credo che bisogna risvegliare un po’ i nostri geni addormentati
Con Affari abbiamo posto l’accento sul tema delle mancate autopsie sui corpi morti da Covid…
La vicenda delle autopsie è una vergogna
Di recente ci hanno sorpreso anche le parole dell’ex coordinatore del CTS Miozzo che ha continuato a sostenere, a distanza di un anno e mezzo dopo errori su errori, che non si fanno le autopsie sui contagiati. Ma non esiste letteratura che sostenga tesi del genere…
Non solo non esiste letteratura. Purtroppo è vero il contrario. Quando esiste una patologia che non si riesce a definire proprio l’autopsia può darci un chiarimento.
Appunto….
Il mio vecchio professore di anatomia patologica diceva: “solo dalla morte possiamo capire la vita”.
Lo capisce anche un bambino che è così…
Tra l’altro il ministero della Salute ai tempi di Ebola, quindi sto parlando del 2014, quando noi eravamo allertati per l’Ebola, non ci diede nessun avviso… .
A voi del Sacco?
Sì e avevamo attrezzato la sala autoptica. Sappiamo che mentre il Covid si prende per via respiratoria e quindi i morti non respirano l’Ebola si può prendere anche con le goccioline di sudore. Noi eravamo attrezzati con le sale autoptiche adeguate e addirittura per, eventualmente, la gestione finale dei cadaveri e tutte le attività connesse. Bisogna fare sempre le autopsie anche perché il pericolo è nella professionalità dell’operatore non in quello che sta esaminando
Nell’errore umano possibile…
Certo, certo. Questa delle autopsie resta una vergogna che non si potrà rimuovere da questa storia.
di Antonio Amorosi – Affari Italiani
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