Che rapporto esiste tra le mafie e la Massoneria? Ha tentato di chiarirlo la Commissione Parlamentare Antimafia presieduta dall’onorevole Rosy Bindi che, dopo aver impattato contro il diniego delle organizzazioni massoniche italiane a consegnarli, ha deliberato il sequestro degli elenchi degli iscritti. Così a inizio marzo scorso gli uomini dello S.C.I.C.O., il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata, hanno sequestrato le liste degli affiliati alle quattro principali associazioni massoniche italiane: il Grande Oriente d’Italia, la Gran Loggia Regolare d’Italia, la Serenissima Gran Loggia d’Italia e la Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori.
“Inchiesta sui massoni mafiosi e non sulla Massoneria”
La reazione delle obbedienze massoniche non si è fatta attendere. Il Gran Maestro del Goi, Stefano Bisi, ha dichiarato: “Noi cerchiamo di utilizzare tutti gli strumenti che la legge consente per respingere l’atto (secondo noi illegale) che la commissione parlamentare antimafia ha fatto. La nostra non è lotta contro lo Stato”.
Ma Rosy Bindi ha risposto spiegando che “la mancanza di collaborazione con le Istituzioni parlamentari, arrivata al diniego di consegnare i nominativi alla Commissione, ha portato al sequestro perché è stata lanciata una sorta di sfida. Ha fatto nascere alcuni dubbi sull’organizzazione massonica, assolutamente legittima nella sua esistenza, che non può tuttavia presentarsi come un ordinamento separato rispetto allo Stato rifiutando la collaborazione per proteggere i propri iscritti e il buon nome dell’organizzazione. Eppure non stiamo facendo una inchiesta sulla Massoneria, stiamo facendo una inchiesta sui mafiosi massoni”.
Il Gran Maestro del Goi Stefano Bisi e Rosy Bindi
Si tratta insomma di gettare un fascio di luce sulla nuova organizzazione delle mafie. Per la commissione presieduta dalla Bindi la questione è fondamentale. E’ importante cercare di far chiarezza su una realtà che vede “insieme pezzi delle mafie con pezzi delle massonerie, dello Stato e delle classi dirigenti del nostro Paese”, precisa la presidente della commissione.
“Indizi concreti”
La esigenza di chiarezza del resto non è ingiustificata, si basa su indizi concreti. “Le conclusioni cui siamo giunti non sono definitive – spiega la Bindi nella puntata di PreasaDiretta intitolata I Mammasantissima mandata in onda lunedì su Rai3 – ma i primi risultati del nostro lavoro dimostrano che fra i nominativi degli iscritti di alcune logge della Calabria e della Sicilia vi sono alcuni condannati in via definitiva per 416 bis, quindi per associazione mafiosa, e un numero considerevole di situazioni giudiziarie in itinere di imputati rinviati a giudizio sia per reati di mafia, sia per quelli che comunemente chiamiamo reati spia, ovvero comportamenti mafiosi o comunque di collusione con la mafia”.
Sono stati scoperti effettivamente dei mafiosi all’interno di logge regolari? Alla domanda della giornalista di PresaDiretta la presidente dell’Antimafia risponde di sì. Ma i Gran Maestri hanno detto seccamente no alla consegna degli elenchi. Anche se la Bindi precisa che “nessun nome è circolato e circolerà proprio perché non vogliamo rivelare un dato riservato che è quello dell’iscrizione alla massoneria”.
La situazione sembra ormai a tinte fosche. “I dati quantitativi che stanno emergendo – afferma la Bindi – sono obbiettivamente ed effettivamente preoccupanti, si dimostra che alcune teorie sulle nuove organizzazioni della mafia, per cui questa starebbe assumendo nuove connotazioni che passano anche attraverso le organizzazioni massoniche sono in qualche modo convalidate”.
“Quali i nuovi varchi delle mafie”
E’ allora fondamentale comprendere bene e fino in fondo “quali sono i nuovi varchi delle mafie oggi”, quelle che “sparano meno ma corrompono di più, condizionano l’economia legale, la politica, la Pubblica Amministrazione e riescono a piegare ai loro voleri e interessi le classi dirigenti del Paese”.
Per l’onorevole Bindi è indubitabile, “dopo i primi risultati, poter dire che anche le associazioni massoniche rischiano di essere un varco o addirittura una nuova forma di organizzazione attraverso cui le mafie creano relazioni con il potere”.
“L’aderente alla massoneria pentito e la super loggia segreta”
Particolarmente istruttiva l’intervista fatta da Raffaella Pusceddu di PresaDiretta ad un aderente pentito della massoneria, Cosimo Virgilio, imprenditore calabrese legato alla ‘ndrangheta e massone d’alto livello. Virgilio inizia col ricordare il suo ingresso in Massoneria, nel Goi (Grande Oriente d’Italia), negli anni ’90, a Messina. Poi il trampolino di lancio per arrivare a Roma: “L’ordine dei Templari, dove si ambiva ad essere riconosciuti dalla Santa Sede, dal Vaticano”, racconta.
La loggia dove approdò dopo però non era una loggia delle obbedienze ufficiali. “Era una massoneria diversa”. In sostanza, sintetizza Virgilio, si trattava “dell’accorpamento del vero potere. C’erano Capi di Stato, esponenti del governo, alcuni dei quali ancora in carica”. Descrive anche il suo rito di iniziazione alla loggia segreta. “Un rito molto crudo – afferma – teso a significare la morte della vita terrena, in cui si doveva stare per ore a fianco di quella che rappresentava la morte del profano, ovvero lo scheletro”.
Una Super Loggia in definitiva, “al di sopra di leggi e governi che decideva le sorti del Paese e non solo”. Il fine ultimo era sempre il solito: “Il denaro e il potere”. Per questo si arrivava alla “costituzione di banche per raccattare i capitali”. E altro. “Per fare un esempio, all’epoca era in ballo la fornitura in Turchia di elicotteri Agusta, mi sembra, e si andava a decidere lì” il da farsi.
“Anche esponenti della criminalità organizzata”
E nella Super Loggia segreta c’erano “anche – a detta del massone e imprenditore – esponenti della criminalità organizzata. Ad esempio, per la ‘ndrangheta si gestivano proventi illeciti, si faceva riciclaggio insomma. Una nostra missione era inoltre quella di accorpare sempre più avvocati, perché gli avvocati avevano i rapporti con i magistrati, e se un ‘ndranghetista ha bisogno di aggiustare un processo non può andare a parlare direttamente con un magistrato”.
Ma si tratta di una “’Ndrangheta al servizio della massoneria o di una massoneria al servizio della ‘ndrangheta? “Io lo definisco un sistema di mutuo scambio”, risponde Virgilio nell’intervista. Il punto di vista di uno che sa quello di cui parla. Virgilio infatti, oltre a far parte della loggia massonica segreta faceva parte anche di una loggia ufficiale. Era maestro venerabile della Loggia dei garibaldini, spiega il servizio. E a questo proposito la domanda dell’intervistatrice è puntuale: si trattava di una copertura o esiste un rapporto tra le logge segrete e quelle ufficiali? La risposta dell’imprenditore calabrese fa davvero riflettere: “C’è un riconoscimento universale, ogni massone non può rifiutare il riconoscimento di un altro massone. E’ inutile distinguere tra massoneria riconosciuta e non, con questa super loggia i maestri venerabili avevano grossi interscambi culturali. Diciamo così, culturali”.
La giornalista di LineaDiretta a questo punto approfondisce non senza un moto di sorpresa: “Quindi lei mi dice – incalza – che esistevano rapporti tra obbedienze della massoneria ufficiale e quella dove c’era la ‘ndrangheta?”. La risposta: “Si, siamo fratelli comunque”.
I lavori della Commissione
Diventa allora ancor più comprensibile lo sforzo portato avanti dalla Commissione Antimafia per acclarare quali siano i rapporti reali tra mafie e massoneria. Davanti alla presidente Rosy Bindi hanno sfilato i nomi più importanti delle obbedienze italiane. Si sono domadati chiarimenti tesi a verificare possibili rapporti con ndrangheta e mafia. Si è chiesto se i Gran Maestri fossero a conoscenza di talune inchieste e rapporti. Si sono infine richiesti i nomi degli iscritti. Ma tutti i responsabili si sono barricati dietro il diritto alla privacy.
Il 17 gennaio il Gran Maestro del Goi, Stefano Bisi, ha chiarito che “la consegna degli elenchi dei circa 23mila fratelli non può avvenire, perché si compirebbe noi stessi un reato”.
La Bindi gli ha detto a quel punto: “Vi siete chiesti perché in Sicilia e Calabria vi è una sproporzionalità tra abitanti di quelle regioni e iscritti alla massoneria rispetto alle altre regioni italiane?”. E Bisi ha risposto: “Sì, conosco i fratelli di quei territori e non sono peggiori di altri, sono come altri. Noi finché non c’è un documento penale non possiamo agire come organi di polizia giudiziaria”.
“Trasparenza e rifiuto degli elenchi”
Inevitabile per la giornalista autrice del servizio porre una domanda al Gran Maestro del Goi intercettato durante una riunione della sua organizzazione. “Come si concilia con la sua annunciata politica della trasparenza il fatto di non voler fornire i nomi dei vostri elenchi alla commissione parlamentare?”. E’ semplice, ad avviso del Gran Maestro: “Nessun’altra organizzazione umana di persone fornisce l’elenco dei propri iscritti, nessuna”. In soldoni, tutte le grandi obbedienze rifiutano di consegnare l’elenco degli iscritti.
E la difesa si è fatta strenua. Schiere di avvocati sono state mobilitate perché – ha detto Bisi ai suoi – “Non si può continuare con le pesche a strascico. Ci opporremo con tutte le forze a chi sta trasformando in una caccia alle streghe una caccia all’uomo”. Inevitabile per la Commissione Antimafia e per Rosy Bindi deliberare per il sequestro degli elenchi attraverso la Guardia di Finanza.
(Fonte: http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/mafie-massoneria-commissione-bindi-presadiretta/)
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