Strane cose accadono nell’Europa orientale e centrale che non vengono menzionate nei media. Due capi di stato, quelli di Slovenia e Slovacchia, hanno rassegnato le dimissioni quasi contemporaneamente.
Il primo ministro slovacco Robert Fico è stato vittima dello scandalo per l’omicidio di Jan Kuciak, un giornalista che stava indagando sulla corruzione del governo. Il premier ha dovuto dimettersi per le proteste di massa.
Fico era noto per la sua volontà di avere un gruppo di Visegrad forte. Si è opposto a Bruxelles su molte questioni. Vale la pena notare che ha chiesto di abolire le sanzioni emigliorare i rapporti con Mosca. Era fermamente convinto che la Russia fosse un partner affidabile in campo energetico. È una coincidenza che sia stato costretto a rassegnare le dimissioni nel bel mezzo della campagna anti-Russia innescata dal caso Skripal ? Era sicuramente una minaccia per la cosiddetta unità dell’UE contro la Russia.
Il primo ministro non ha nascosto il fatto che la sua decisione sia stata presa sotto forte pressione. Il suo allontanamento è stato progettato da forze esterne, inclusa quella del miliardario filantropo George Soros. Il presidente slovacco Andrej Kiska, ad esempio, ha avuto un incontro privato con il miliardario nel settembre 2017. Nessun diplomatico slovacco era presente.
Secondo il ministro degli Esteri Miroslav Lajčák, “Soros è un uomo che ha avuto una grande influenza sullo sviluppo dell’Europa centrale ed orientale, è un fatto indiscutibile”. Orbán ha dichiarato in merito: “Soros e la sua rete stanno sfruttando ogni possibile occasione per rovesciare i governi che resistono all’immigrazione”.
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Il premier sloveno Miro Cerar è stato attaccato da Soros per la sua opposizione alla politica UE in materia di immigrazione. E questi non ha mai nascosto di essere un ardente avversario della posizione di Cerar. “È un obbligo per l’Europa ricevere i migranti”, la predica del finanziere americano agli europei. Ora il primo ministro se ne deve andare, dopo che i risultati di un referendum su un progetto economico chiave sono stati annullati dalla Corte Suprema, e gli attacchi dei media sulla sua posizione riguardo ai richiedenti asilo si sono intensificati. Con Cerar non più al timone, il movimento di opposizione alla dittatura di Bruxelles si è indebolito.
Chi sarà il prossimo?
Probabilmente l’Ungheria, divenuta un bersaglio degli attacchi di Soros. Il miliardario americano ha investito nel proprio paese natale oltre $400 milioni dal 1989. Ha anche annunciato l’intenzione di influenzare la campagna elettorale ungherese, impiegando 2.000 persone a tale scopo. Il governo vuole che le sue proposte di legge “Stop Soros” diventino effettive. L’Ungheria verrà senza dubbio attaccata per essersi opposta alla rete del finanziere.
Bruxelles denuncerà la cosa, criticando il “regime antidemocratico” che governa il paese. Le prossime elezioni si terranno l’8 aprile 2018. Sarà una dura lotta preservare l’indipendenza e contrastare i tentativi di imporre la volontà americana tramite le ONG e le istituzioni sostenute da Soros.
Anche la Repubblica Ceca sta resistendo a tali manovre. Il presidente Milos Zeman ha accusato i gruppi affiliati a Soros di intromettersi negli affari interni della nazione. Il finanziere esorta l’UE a rivolgersi verso la Polonia ed a costringerla a “preservare lo stato di diritto”.
Anche la Macedonia resiste. La “rete Soros” ha una grande influenza sul Parlamento Europeo e su altre istituzioni. La scandalosa lista dei suoi alleati include 226 deputati su 751. Un membro ogni tre – pensateci! Se non è corruzione quella, allora che cos’è? I legislatori influenzati dall’estero ballano al ritmo di Soros. Fanno quel che viene loro detto, in particolare alimentano l’isteria anti-Russia.
Mosca ha una sua storia di rapporti con la rete Soros. Nel 2015, l’Open Society Institute è stato cacciato dal paese in quanto “organizzazione indesiderata”, istituita per rafforzare l’influenza degli Stati Uniti.
Sarebbe davvero ingenuo pensare che Soros agisca da solo. Che il governo americano interferisca in modo palese negli affari interni di altri paesi, usando il miliardario come veicolo, è un segreto di Pulcinella. L’Europa è un competitor per l’America, e deve essere indebolita. L’USAID e la rete Soros collaboranospesso per perseguire obiettivi comuni. Nel marzo 2017, sei senatori statunitensi hannofirmato una lettera in cui chiedevano al Dipartimento di Stato di esaminare i finanziamenti governativi delle organizzazioni sostenute da Soros . Questi tentativi però non sono andati da alcuna parte, Washington è sempre dalla parte di Soros, qualunque essa sia.
Molti paesi europei sono impegnati in una feroce battaglia per proteggere la propria indipendenza. L’”impero” del finanziere non vede l’ora di conquistare l’Europa con tangenti ed ONG sovversive. Questi paesi e la Russia stanno resistendo alla medesima minaccia. Forse è questo il motivo per cui le sanzioni contro la Russia sono così impopolari tra molti politici dell’Est Europa.
Fonte: www.strategic-culture.org
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