MACRON: PSICOPATICO IN CRISI DI NERVI. IL PIANO COLONIALE GLI SCOPPIA IN MANO

Emmanuel Macron sta sbroccando di brutto. Con la questione dei migranti (e non solo) gli sta saltando il piano coloniale per la Libia.
Uno spettacolo da non perdere. Il narcisista psicopatico Emmanuel Macron è in piena crisi di nervi. Per la prima volta l’Italia “osa” fare i suoi interessi e non quelli della Francia.

Per inquadrare il discorso è necessario ascoltare le parole del Prof. Adriano Segatori. Segatori è psichiatra-psicoterapeuta, membro della sezione scientifica “Psicologia Giuridica e Psichiatria Forense” dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi.


Quindi Emmanuel Macron è fondamentalmente uno psicopatico. La “favola” dell’amore infantile coronato dal matrimonio con la sua professoressa è una narrazione che dovrebbe fare inorridire. Infatti la verità nuda e cruda è la seguente: è stato vittima di abuso sessuale.
L’Italia serva sciocca


Perché Macron sbrocca? Ma semplice. Era abituato (lui e la Merkel) a una Italia sempre agli ordini. Era abituato a una Italia che alimentava il suo delirio di onnipotenza. Una Italia che non si sarebbe sognata di sollevare un sopracciglio alle intemperanze francesi.
Il bombardamento della Libia

Per rimanere alla storia contemporanea, partiamo brevemente dall’intervento militare in Libia, giusto per rettificare la narrazione.

«Fu Giorgio Napolitano (Re Giorgio) a imporlo a Berlusconi».

Forse, ma siccome la forma italiana di Governo è la Repubblica Parlamentare (e non Presidenziale), Berlusconi e il Parlamento avrebbero potuto (e dovuto) dire di no.

Ciò per tutta una serie di motivi, non ultimi i rapporti economici privilegiati e, sopratutto, il fatto che la Libia di Gheddafi costituisse un tappo. La Libia di Gheddafi impediva che il Mediterraneo venisse travolto dalle contraddizioni e dai conflitti che percorrevano (e percorrono) l’Africa.

Dall’altra parte ci stava la Francia.
Non aveva alcun interesse a mantenere il “tappo” perché la sua deflagrazione avrebbe coinvolto l’Italia, come poi è avvenuto
Non sopportava l’asse economico privilegiato fra Libia e Italia

Il trattato di Caen

Immediatamente prima della tornata elettorale del 4 marzo era scoppiato il caso della cessione di porzioni di mare italiano alla Francia.

Con un semplice trattato (il trattato di Caen), infatti, il Ministro degli Esteri Gentiloni aveva ceduto alla Francia porzioni di mare italiano. Porzioni pescosissime in cui, ad esempio, viene catturato il famosissimo gambero rosso.

Il bello è che tutto era avvenuto in assoluto silenzio.

Ci si è accorti della cessione solo perché la Francia ha immediatamente esercitato il suo “diritto di proprietà”.

A gennaio 2018 viene multato e sequestrato il peschereccio “Mina” che pescava i gamberi, come al solito, al largo di Sanremo.

La storia si ripete in Sardegna. Anche in Sardegna, infatti, avviene un episodio simile: nessuna multa né sequestro, ma un’intimazione a un equipaggio italiano di allontanarsi dalle acque francesi.

Con l’insediamento del nuovo governo, la Francia ci riprova. Con atti unilaterali prova ad appropriarsi porzioni di mare a nord della Sardegna.


Mi sono già occupato del “caso Niger” nel post Militari italiani in Niger. Per i migranti o per l’uranio francese? e quindi non ci torno.

Mi fermo a questi esempi, giusto per far comprendere il fatto inedito: l’Italia si riappropria di un ruolo cui aveva abdicato da ormai troppi anni.
Il colonialismo francese

Altro elemento da tenere in considerazione è l’ambizione coloniale della Francia.

La quasi totalità dei migranti che sbarcano parlano il francese e di certo non perché lo abbiano studiato alla Sorbona.

Tutta la zona dell’Africa occidentale (esclusa la Libia) e centrale, per un totale di 14 Paesi erano colonie francesi fino agli anni ’60.
La truffa del Franco CFA


Tutte le ex colonie francesi adottano la stessa moneta, il Franco CFA. La sigla, originariamente, significava Colonie Francesi d’Africa (Colonies Françaises d’Afrique). Dopo l’acquisizione della “indipendenza” perfino l’acronimo è rimasto identico. È solo cambiato il suo significato: Comunità Finanziaria Africana.

Le regole:


La zona franco deve applicare quattro regole, formalizzate in due trattati firmati dalla Francia e dai 14 Paesi in questione nel 1959 e nel 1962. Eccole
la Francia garantisce la convertibilità illimitata del CFA in euro;
il tasso di conversione tra CFA e euro (prima franco) è fisso: 1 euro=655,957 franco CFA;
i trasferimenti di capitali tra la zona franco e la Francia sono liberi;
come contropartita di questi primi tre principi il 50% delle riserve di cambio dei Paesi della zona franco devono essere depositate su un conto della Banca di Francia, a Parigi.



Con l’avvento dell’euro, il Franco Cfa non è scomparso, ma il suo valore è stato fissato alla valuta europea (100 Cfa = 0,15 euro). Come detto, però, è sempre il Tesoro francese e non la Bce che continua a garantirne la convertibilità. Come sia possibile tutto ciò ancora non è dato sapere.

Parigi, quindi, detiene le riserve auree di 14 Paesi africani!



Le riserve del franco CFA nella Banca di Francia sono stimate approssimativamente in 10 miliardi di euro, denaro che – dice chi critica fortemente questo sistema – potrebbe essere utilizzato per piani di sviluppo dei Paesi in questione. Evitando, d’altra parte la richiesta di prestiti che non fanno che aumentare il debito nei confronti delle istituzioni finanziarie europee e dei singoli Paesi..
Guai a lamentarsi. Ci pensa Boko Haram

Ci si potrebbe chiedere “ma perché i Paesi africani non si sganciano dal Franco CFA?”

Più facile a dirsi che a farsi.

Da ultimo ci ha provato il Ciad.

Sempre Italia Oggi


Sia come sia, a ottobre 2015 (due mesi dopo il niet del Ciad alle scuse chieste da Parigi e dopo la contestuale esternazione di voler uscire dal regime del franco coloniale) Boko Haram ha attaccato per la prima volta un villaggio nel paese centrafricano, causando dieci morti. Ma questa è solo una tendenziosa coincidenza. Come, del resto, è una curiosa coincidenza che Boko Haram, movimento radicale islamista recentemente affiliatosi al Daesh, sia un fenomeno che colpisce solo le ex colonie francesi dotate di franco coloniale. Più la potente e ricca Nigeria che ambisce al ruolo di player geopolitico nell’area.

E, come si legge nello stesso articolo, è proprio la Francia ad armare Boko Haram.
Macron e la Libia

La totale acquiescenza italiana ha consentito a Emmanuel Macron di alimentare il suo delirio di onnipotenza nell’espandere il colonialismo francese alla Libia.



Pur cercando assiduamente di portare i due rivali al tavolo dei negoziati, l’Italia ha sempre sostenuto le autorità di Tripoli. Non è peraltro irrilevante il fatto che la maggior parte dei giacimenti dove opera l’Eni si trovi proprio in Tripolitania. Parigi non stava a guardare. Sotto la presidenza di François Hollande, forze speciali francesi si erano già insediate in Cirenaica. Con un abile equilibrismo diplomatico Parigi sosteneva ufficialmente il Gnc, ma al contempo, stava al fianco del suo nemico. Di nascosto. Fino al 20 luglio 2016, quando la morte di tre soldati francesi precipitati con un elicottero nei pressi di Bengasi, dove Haftar stava combattendo contro milizie islamiste, costrinse il ministero francese della Difesa a uscire allo scoperto: la Francia aveva inviato forze speciali in Libia. A fianco di chi, è facile immaginarlo.

L’idea è semplice e si sviluppa in tre mosse:
“conquistare” la Libia
cacciare l’ENI
riempire l’Italia di “migranti” generati dal colonialismo francese

Da qui l’accordo che aveva stretto con la Merkel per rispedire in Italia e in Grecia tutti i migranti che si trovino in un qualsiasi Paese Europeo.
Gli accordi Macron-Merkel: l’Italia servita PER cena

Il fallimento dell’Italia e l’occupazione era già pronta.

Da una parte


Macron e Merkel mettono all’angolo le banche italiane sui crediti deteriorati ma si scordano dei derivati tedeschi e francesi. (Business Insider)

Con questo meccanismo, le banche italiane andrebbero in estrema sofferenza, mentre le banche francesi e tedesche tirerebbero un sospiro di sollievo. Giusto per ricordare, la situazione di Deutsche Bank è ben peggiore. Proprio il 22 giugno 2018 è stata declassata a BBB+.

Dall’altra predispongono da soli il documento finale che sarebbe dovuto uscire da un vertice.

Evidentemente erano abituati così. È stato così che l’Italia ha sottoscritto tutti i trattati. È stato così che ha messo la testa nel cappio. Così l’Italia ha sottoscritto gli accordi di Dublino.
L’accordo

L’accordo che avevano preparato, pronto per essere – come al solito – firmato dall’Italia senza fiatare, era una vera e propria trappola.

Tutti i migranti che si trovano in Europa sarebbero dovuti ritornare nei Paesi di primo approdo. Quindi Italia e Grecia.

La reazione del Governo italiano ha costretto Angela Merkel alla retromarcia, lasciando Emmanuel Macron con il cerino in mano.

Nel frattempo l’Ambasciatore presso l’UE, Maurizio Massari, avanza una riserva formale dell’Italia sui fondi per la Turchia e quelli per l’Africa.


Facendo saltare i piani di Macron che non voleva che ai fondi per l’Africa accedesse la Libia. I fondi servirebbero, tra l’altro, per creare “hot spot” nei Paesi di transito e di partenza.

Ma, secondo Macron, la situazione in Libia è troppo instabile per poter aprire centri di identificazione, e gestire la situazione in autonomia.
Macron non gradisce che vengano erogati fondi ai Paesi Africani. Parigi perderebbe la presa

E i Paesi di transito (Niger, Nigeria, Ciad, Mali eccetera) sono proprio i Paesi in cui la Francia ha interessi. Non può certo correre il rischio che si verifichi una “destabilizzazione non controllata”. L’unica destabilizzazione accettata (e agevolata e sostenuta) è quella di Boko Haram. Serve a mantenere buoni gli stessi Paesi. Che non si sognino di svincolarsi dal giogo francese.

Certo, dimentica un passaggio: La Francia è stata in prima fila nella decisione di deporre Gheddafi, alimentando dunque l’attuale caos libico. Ed è a causa di ciò che l’Italia deve dunque fare i conti con una Tripoli sempre più nodo fondamentale per la rotta mediterranea.

Per Macron, quindi, occorre mantenere l’accordo di Dublino così com’è e creare centri di identificazione in Sicilia.

In tal modo, con l’esercito alla frontiera di Ventimiglia per impedire il passaggio in Francia, i “migranti”, prodotti dal colonialismo francese restano tutti in Italia.

Un dato: al Fondo per l’Africa mancano circa 1,3 miliardi di Euro. La Francia è fra i Paesi che ancora non ha versato un centesimo.

La riserva ufficiale annotata dal nostro Ambasciatore, quindi, crea un certo “nervosismo” in Macron.
E Macron sbrocca

La ritrovata dignità italiana ha fatto dare di matto Emmanuel Macron.

La diagnosi del Prof. Segatori (video all’inizio del post) è del Maggio 2017:


Vediamo le crisi isteriche di Macron nel momento in cui l’ammirazione viene meno

Figurarsi. Con il nuovo governo italiano non gliene sta andando bene una. Altro che crisi isteriche!

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