Apprendiamo dal Messaggero (che pubblica anche il pdf):
Un aggiornamento che, come in premessa, avviene per «la necessità di individuare e disciplinare le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati “oltre frontiera”, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in paesi extraeuropei, tali da richiedere azioni d’intervento a livello nazionale e che non rientrino tra i presupposti per l’attivazione delle misure di Difesa Civile, di competenza del Ministero dell’Interno». E che assume un valore particolare vista la situazione internazionale con la guerra in Ucraina. Tra le altre c’è la misura del «riparo al chiuso», con l’indicazione alla popolazione di «restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni», si legge nel documento.
Qui l’articolo completo: https://www.ilmessaggero.it/mondo/guerra_atomica_cosa_fare_piano_nazionale_nucleare_radiazioni_come_proteggersi_iodio_ultime_notizie-6550359.html
Nel frattempo si forniscono le mappe dei rifugi antiatomici distribuiti sul nostro territorio Mancan giusto le stellette alla Trip Advisor:…
A Roma il rifugio antiaereo più “di moda” durante la seconda guerra mondiale erano le cantine. Chi le aveva nei palazzi poteva rifugiarsi lì, sperando che la propria casa restasse in piedi. Durante il conflitto furono costruiti dodici rifugi blindati nella capitale, soprattutto a disposizione della classe borghese. Il più importante si trova a villa Ada ed è quasi un palazzo di lusso sotterraneo. Nelle stanze si trova un sistema di aerazione a sovrappressione che impediva l’ingresso dall’esterno di eventuali gas nocivi.
Anche villa Torlonia, una delle antiche residenze di Mussolini, ha a disposizione il suo rifugio. Il Duce ne fece costruire un altro sotto piazza Venezia, largo circa 80 mq con muri spessi due metri. Noto anche il bunker posto sotto il Palazzo degli uffici dell’Eur, a 33 metri di profondità e largo 450 mq. Può ospitare circa 400 persone per almeno tre mesi.
A Milano durante la grande guerra furono costruiti almeno 500 bunker, ai quali andrebbero aggiunti oltre 100 rifugi pubblici, strutture in cemento armato appositamente costruite per riparare dall’eventuale guerra atomica. Tra i più famosi c’è il rifugio 87, nel quale si organizzano spesso tour guidati. È situato sotto la scuola elementare Leopardi. Sotto la fontana di piazza Grandi ce n’è un altro che può ospitare almeno 450 persone. Famosi anche quelli di via Cesare Battisti e via Gioia.
Anche a Napoli non è difficile trovare rifugi antiaerei. Uno di questi è l’acquedotto greco-romano, anche se non garantisce condizioni di vita ottime. Nei quartieri Spagnoli si trova il rifugio di Sant’Anna di Palazzo. Famoso anche il tunnel borbonico, costruito nell’800. A Torino il rifugio di piazza Risorgimento è tra i più grandi realizzati durante la seconda guerra mondiale. È formato da tre gallerie lunghe 40 metri, larghe 4.50 metri e alte 3.30 metri. Può ospitare almeno 1.200 persone. Un altro rifiugio si trova a piazza San Carlo. In Trentino, al confine con l’Alto Adige, nell’Alta Val di Non, esiste un’opera di ingegneria straordinaria: il Gamper Bunker, un enorme museo nascosto nel cuore della montagna del monte Mais. Si tratta di un’opera bellica risalente dal 1940 e voluta da Mussolini per prevenire l’eventuale invasione tedesca.
Per chi se lo può permettere ci sono lussuose ville in vendita con rifugio antiatomico privato.
Queste notizie per nulla allarmanti, hanno mandato letteralmente in paranoia milioni di italiani che son corsi a svaligiare le farmacie facendo piazza pulita di tutte le pillole di iodio (indicate in una eventuale profilassi per contrastare gli effetti di un’esposizione nucleare), con i farmacisti disperati che avvertono del pericolo nell’assumere farmaci a casaccio nel tentativo di intentare cure fai-da-te.
Eppure si sa che gli italiani, eroi da tastiera, siano dei coraggiosi interventisti che auspicano l’invio di contingenti e truppe al fronte, ma se il fronte (o la nuvola atomica) arriva da loro cercano il primo buco dove rintanarsi con una scorta di farmaci tipo Verdone in “Maledetto il giorno che ti ho incontrato”. Ma ormai la miccia è accesa. Ancora non era passato il terrore da contagio da covid ed ecco un’altra fobia fresca di stampa.
Speriamo che la paura serva a far calmare i bollenti ardori interventisti, e che si inizi a parlare seriamente di diplomazia spinta a livello mondiale.
https://scenarieconomici.it/se-litalia-vede-la-luce-in-fondo-al-tunnel-potrebbe-essere-unatomica-il-governo-aggiorna-il-piano-di-sicurezza-nucleare/
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