Il gruppo San Donato denuncia da tempo un “aumento dell’890% per il gas e del 260% per l’elettricità“. In provincia di Cuneo ospedali e Asl pagheranno 10 milioni in più per le bollette. E la lista è lunga. L’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato, ha annunciato che solo nelle strutture sanitarie pubbliche vi sarà un aumento dei costi delle bollette per circa 100 milioni di euro, senza contare le strutture ospedaliere accreditate. Per gli ospedali toscani si parla di un aumento dei costi per l’energia di 116 milioni di euro. L’ospedale Maggiore di Cremona ha ricevuto una bolletta da più di 10 milioni di euro, l’anno prima era della metà.
Sono casi diffusi. I prezzi elevati dell’energia minacciano non solo l’Italia ma i servizi ospedalieri di tutta Europa. Con aiuti di Stato o tentativi dei governi di condizionare i costi, ogni Paese sta cercando di far fronte a un’emergenza che non ha precedenti. Due casi fra tutti. Gli ospedali belgi chiedono per il 2022 contributi per 300 milioni di euro in più. Il servizio sanitario nazionale del Regno Unito ha fatto sapere che a causa del caro carburanti dovrà pagare 2 milioni di sterline al mese in più.
Il governo tedesco acquisirà il 99% di Uniper gas, il suo più grosso importatore di gas. Il ministero dell’Economia tedesco ha confermato la nazionalizzazione alla quale sta dando vita l’esecutivo. Serve a salvare Uniper ma anche a garantire “l’approvvigionamento energetico per le aziende, i servizi pubblici e i consumatori”.
Gli ospedali sono strutture energivore e gasivore, servirebbe un intervento urgente per la tenuta del sistema sanitario, prima che sia troppo tardi e non si vada al collasso.
Nel Decreto Aiuti Ter approvato dal governo Draghi il 16 settembre scorso sono stati stanziati 1,4 miliardi di euro che verranno ripartiti tra le sanità regionali. Ma fino a quando in Italia sarà possibile andare avanti così, erogando somme a pioggia? Senza una strategia d’insieme e che intervenga sulla speculazione, sulle materie prime, sui fornitori e gli importatori?
L’AIOP emiliano romagnolo che rappresenta le case di cura e degli ospedali privati italiani denuncia una situazione gravissima: 45 ospedali privati locali sono in brutte condizioni grazie all’aumento esponenziale delle bollette. L’associazione chiede una risposta urgente alla Regione Emilia-Romagna: c’è stato “un aggravio di costi che si aggira al 10% per un settore fondamentale che al Sistema Sanitario Pubblico fattura circa 550 milioni”. L’ospedalità e il territorio (ambulatoriale per quanto compete all’AIOP), valgono circa il 50% del bilancio regionale.
“I bilanci delle nostre aziende sono in rosso”, ha spiegato il presidente AIOP ER Luciano Natali, “occorre agire in fretta per scongiurare la chiusura degli ospedali a svantaggio delle cure e dell’assistenza ai pazienti”.
Il problema non è solo il costo dell’energia in sé ma l’aumento che ha determinato anche di tutte le materie prime essenziali per un nosocomio.
Fotografa una situazione drammatica Fiaso, Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere. “Occorre un contributo adatto a garantire la copertura totale delle spese aggiuntive per la bolletta in maniera da poter sterilizzare nei bilanci gli effetti del costo extra dell’energia così come già fatto peraltro per l’emergenza Covid”, ha spiegato il presidente Giovanni Migliore, “non si tratta semplicemente di semplici voci di uscita in un bilancio, ma di servizi per il cittadino e per i pazienti: la stagione post-emergenziale richiede la disponibilità di tutte le risorse possibili per recuperare le prestazioni sospese e far fronte agli impegni presi con i cittadini, compresa la realizzazione di progetti previsti dal Pnrr. Oltre alle maggiori spese per l’energia, Asl e ospedali dovranno far fronte agli importi contrattuali lievitati da parte delle aziende fornitrici di servizi che, in qualche caso, stanno già chiedendo la revisione dei prezzi”.
https://www.imolaoggi.it/2022/09/24/dramma-sanita-ospedali-rischiano-di-chiudere-per-il-caro-bollette/
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