Otto consumatori su dieci pronti a farsi innestare un chip sottopelle

Man mano che il digitale penetra le nostre vite iniziamo a credere che le nostre opinioni hanno molta più forza se espresse online e la maggior parte di noi sogna di diventare un cyborg.
Questa in sintesi la conclusione dell’Hot Consumer Trends, rapporto annuale di Ericsson che fotografa la nostra realtà digitale e interpreta le tendenze per l’immediato futuro. Si parte quindi con gli effetti della Rete, un grande amore degli italiani. Non solo il 67 %delle persone attive online è presente in almeno due social, ma quattro su cinque ritengono che i benefici generati dai servizi online aumentino se più persone li utilizzano. Come a dire che la piazza digitale è più forte se più popolata, proprio come accade nella realtà.















Sharing economy e (piccoli) schermi

Nella vita di tutti i giorni invece la costante presenza online si traduce nella sharing economy: il 17 per cento degli italiani connessi ha già condiviso una stanza tramite affitti temporanei, il 9 per cento auto e biciclette, il 7 per cento gli articoli sportivi (pensiamo agli sci che usiamo una settimana l’anno). Tutti servizi questi che poggiano proprio sul numero degli utenti. Più si è e meglio funzionano. A livello di media, è ormai chiaro che gli adolescenti preferiscono lo streaming alla Tv tradizionale ma sono le cifre a fare rumore: il 46 per cento dei ragazzi tra i 16 e i 19 anni attivi in Rete trascorre un’ora o più al giorno su YouTube mentre il 45 per cento della popolazione totale consuma contenuti video sui dispositivi mobili. Nonostante la crescita del polliciaggio degli schermi casalinghi insomma i nostri occhi sono rivolti soprattutto ai piccoli display di smartphone, tablet e computer. Questo anche grazie al pendolarismo: l’86 per cento di chi si sposta quotidianamente vuole trascorrere il tempo in modo produttivo e non a caso il 60 per cento accede a servizi Internet durante i propri spostamenti con un menù che punta più alla chiacchiera digitale che ai servizi veri e propri. Il 47 per cento infatti è soddisfatto dei servizi di chat, il 42 per cento della navigazione sul web, il 31 per cento delle videochiamate. Il consumo di video invece soddisfa solo il 27 per cento dei connazionali. Il motivo in questo caso è infrastrutturale: oltre a una Rete spesso carente come copertura e portata, c’è anche l’elevato consumo di banda che la fruizione di filmati online comporta, una mole di dati capace di esaurire il nostro piano dati in un soffio.

I cyborg

Dando uno sguardo al futuro, il rapporto di Ericsson viaggia verso panorami che ancora oggi sembrano irraggiungibili ma potrebbero diventare presto realtà. Il più clamoroso sono gli Internables, i dispositivi connessi che vengono innestati nel nostro corpo per controllare o gestire funzioni vitali. Sembra una visione da film cyberpunk, ma in realtà otto consumatori su dieci già ora vorrebbero usare la tecnologia per migliorare le percezioni sensoriali e le capacità cognitive e sarebbero già pronte a potenziare digitalmente vista, memoria e udito. Prepariamoci all’arrivo dei cyborg: sono più vicini di quanto si pensi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Marchio di satana

Stefano Di Cicco ha detto...

Purtroppo è vero. È il marchio della bestia. Dove siamo arrivati? È l'inizio della fine. È l'inizio dell'Apocalisse.

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