Logiche assurde di mercato – Italia invasa da mele polacche, mentre le nostre marciscono a terra.

Oggi riteniamo utile condividere una notizia che ci racconta molto di come funziona il commercio dell’ortofrutta, di quali possano essere i suoi paradossi e, quindi, di come possiamo comportarci di conseguenza.


Abbiamo già parlato di mele e dell’annata finalmente “regolare” dopo le anomalie dei due anni precedenti, ma registriamo oggi questa stranezza: il nostro mercato è letteralmente invaso da mele polacche.

Invaso, non stiamo scherzando: arrivano cospicue e a prezzi bassissimi. Per bassissimi intendiamo che costano all’ingrosso 45 centesimi contro i 65-75 delle mele italiane (prezzo peraltro già ottimo).

Cosa è successo? Da un lato abbiamo un prodotto bello a vedersi e conveniente. Le polacche sono tutte pressoché perfette esteriormente come richiedono le regole “di ingaggio” della grande distribuzione e il prezzo stracciato è dovuto alla grande quantità prodotta, vista l’ottima annata in Nord Europa, e ai costi di manodopera più bassi.

È dunque il prezzo inferiore, a fronte di una produzione nostrana soddisfacente, il fattore vincente delle mele polacche? Non soltanto.


Perché inoltre molte di quelle nostrane hanno sviluppato quella sorta di “ruggine” sulla buccia, che in realtà è dovuta a un’alta concentrazione zuccherina e a un’ottima maturazione. Questo è ritenuto esteticamente un difetto dai grandi distributori, anche se le rende decisamente più dolci e buone.

Succede dunque che i mediatori o i buyer dei supermercati comprano le polacche a meno, queste fanno bella mostra di sé, ma al consumatore costeranno come quelle italiane e, se non si farà attenzione a leggere le etichette sulle cassette esposte, magari si farà anche “finta” che siano nostrane. Non è una truffa ma non è un granché come servizio.


Il paradosso finale e totale, che è anche il consiglio di questa settimana, è che le mele nostrane “arrugginite” del mercato contadino a voi costeranno meno delle polacche lucide e brillanti.

Dobbiamo specificare quindi cosa scegliere, che cosa è più buono, conveniente e anche sostenibile? Sempre più spesso anche per la frutta l’abito non fa il monaco. Sarebbe come giudicare un libro o un disco dalla copertina, un uomo o una donna da come sono vestiti, oppure un politico dai suoi post estemporanei su Facebook, cose che, peraltro, accadono sempre più frequentemente: almeno alla frutta, proviamo a risparmiare questo triste trattamento…



Carlo Bogliotti

c.bogliotti@slowfood.it

da La Stampa del 20 ottobre 2018



tratto da: http://www.slowfood.it/le-mele-polacche-invadono-litalia-occhio-alla-buccia/

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