Mentre l’Italia in anni di tentativi non riesce a decidersi sul deposito per i rifiuti nucleari ora dispersi in una ventina di stoccaggi atomici dal Piemonte alla Sicilia,
la Commissione Ue ha costruito — ed è pronto, vuoto, tirato a lucido e profumato di intonaci freschi — un grande deposito per i residui radioattivi nel centro europeo di ricerca di Ispra, nella provincia di Varese a pochi chilometri dalla riva del lago Maggiore.
L’impianto si chiama Area41 e in sigla Isf, Interim Storage Facility.
Per entrarvi servono paginate di autorizzazioni e due diverse barriere di controllo con cancelli e vetri blindati. Gode di extraterritorialità: un pezzettino d’Europa incastonato nelle brughiere lombarde. Area41 è un capannone speciale, con pareti spesse così che neanche a cannonate. Servirà per ospitare i rifiuti nucleari generati dalle attività del centro ricerche europeo.
Rifiuti atomici a Ispra si producono da sessant’anni, da quando nel 1957 i fisici italiani del Cnrn (poi Cnen poi Enea) costruirono il primo reattore atomico europeo, il Fermi Ispra 1 copia conforme del Chicago Pile 1 costruito da Enrico Fermi. Poi il centro ricerche fu ceduto all’Euratom e l’Europa vi costruì un secondo reattore nucleare, il grande Essor. Con la nascita dell’Unione europea il centro Euratom di Ispra è stato rilevato direttamente dalla Commissione di Bruxelles, che dispone del centro ricerche italiano per tutti gli studi su sicurezza nucleare, sicurezza degli alimenti, ricerche ambientali, controlli chimici e così via. A Ispra lavorano 1.500 scienziati di tutta Europa.
In decenni di attività di ricerca, a cominciare dal reattore del 1957, è stato necessario costruire già un altro deposito atomico. Lontano alcune centinaia di metri dall’Area41, il vecchio stoccaggio nucleare è nella parte bassa del centro ricerche dalla parte più vicina al lago Maggiore, oltre i reattori nucleari, di là dai laboratori e dalle palazzine uffici, oltre il sincrotrone.
L’impianto nuovo è pronto dal punto di vista strutturale. È costato poco più di una decina di milioni di euro.Potrebbe già essere riempito con 12mila-13mila metri cubi di residui radioattivi. Ma è ancora in completamento l’iter formale, per esempio sono in corso le autorizzazioni di un’altra Ispra, cioè non la località in provincia Varese ma l’Istituto superiore di protezione ambientale che è l’autorità nazionale per la sicurezza nucleare.
Nel frattempo Maria Betti, direttrice di tutta l’area di ricerca nucleare della Commissione Europea, e Paolo Peerani, capo dell’unità di disattivazione nucleare, vogliono già usare l’impianto prima di cominciare a ospitare i rifiuti atomici condizionati e preparati, iscatolati come matriosche dentro a fusti d’acciaio immersi dentro il cemento racchiuso in casse d’acciaio immerse in cemento blindato nell’acciaio. «L’Area41 in settembre e ottobre ospiterà una mostra d’arte promossa dall’istituzione europea», annuncia la direttrice Betti. Il Joint research centre della Commissione Ue ha invitato un gruppo di artisti a usare come atto creativo i fusti d’acciaio in cui si chiudono le scorie.
Una mostra d’arte assai diversa da quelle solite, dove in genere si invogliano i visitatori a entrare. In questo caso i visitatori amanti d’arte dovranno sottoporsi alla procedura severissima di selezione e sicurezza, e quindi i fortunati saranno probabilmente pochi. Però poi la mostra artistico-nucleare «Gli spazi dell’arte» andrà a Montecarlo, a Bruxelles e a Venezia in sale d’esposizione convenzionali e perciò di accesso facile.
Se l’Europa costruisce in Italia il secondo stoccaggio temporaneo per i residui contaminati, l’Italia è ferma. I rifiuti nucleari ad alta radioattività delle quattro vecchie centrali atomiche spente sono in condizionamento negli impianti francesi e inglesi, e potranno andare in futuro in un deposito consortile europeo ancora da costruire.
Ma in Italia ci sono più di venti depositi nucleari temporanei distribuiti ovunque. Contengono il cobalto60 della diagnostica ospedaliera e degli usi industriali, il pericoloso americio dei rilevatori di fumo di vecchia concezione, l’uranio che si usava come inconsapevole contrappeso dei soprammobili degli anni ’60, le teste ionizzanti dei parafulmine. Per questi rifiuti bisognerà costruire un deposito unico, invece della pericolosa dispersione in tutt’Italia. Ma tutto è fermo.
Finalmente nelle settimane scorse la Sogin, la società di gestione dell’eredità nucleare italiana, è riuscita ad avviare il risanamento di uno e il peggiore della ventina di depositi, lo scandaloso stoccaggio Cemerad di Taranto Statte, dove i fusti pieni di rifiuti nucleari misti con rifiuti di ogni altro tipo e pericolosità sono rimasti abbandonati per decenni su scaffalature rugginose.
http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/impresa-e-territori/2017-06-09/a-ispra-lago-maggiore-secondo-deposito-le-scorie-nucleari-ue-123843.shtml?uuid=AE7RugbB
Nessun commento:
Posta un commento