Nel procedimento aperto dalla Procura sono coinvolte anche quattro aziende: la Sunsky srl, Partecipazioni Spa, Microproducts It Srl e Guernica Srl. Dall’inchiesta emergono particolari inquietanti, in quanto uno degli indagati, certo Jorge Solis, avrebbe sperato in una nuova ondata pandemica a novembre con conseguente lockdown, in quanto in questa maniera i loro affari sarebbero stati d’oro. Secondo la Procura costui si sarebbe aspettato che a novembre la pandemia “esplodesse” in un certo senso.
La ricostruzione della Procura
Quella in corso a Roma è un’indagine davvero molto delicata. Secondo quanto riferisce l’Huffington Post gli indagati avrebbero cercato mediatori che potevano avere credito da spendere verso il commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri. Dobbiamo precisare, questo per dovere di cronaca e per chiarire meglio i fatti, che sia la Struttura commisariale che lo stesso Arcuri sono estranei alle indagini, e in quanto parte lesa hanno già provveduto a dare mandato ai propri legali di tutelare la loro immagine nelle sedi competenti.
“Dalle ultime risultanze investigative che hanno determinato oggi il sequestro dei beni degli indagati nella cosiddetta “inchiesta delle mascherine” risulta evidente che la struttura commissariale e il commissario Arcuri (estranei alle indagini) sono stati oggetto di illecite strumentalizzazioni da parte degli indagati affinché questi ultimi ottenessero compensi non dovuti dalle aziende produttrici. La struttura commissariale e il Commissario continueranno a fornire la più ampia collaborazione agli investigatori” – così fanno sapere dalla direzione della commissione per l’emergenza Covid-19.
Secondo quanto si apprende dalle carte dell’inchiesta, proprio tra lo stesso Arcuri e Benotti ci sarebbero stati dei contatti, 1.280 in 5 mesi nella fattispecie, ma poi questi ultimi si sarebbero interroti il 7 maggio 2020. Da quanto emerge dai documenti degli investigatori il primo contratto di fornitura sarebbe stato stipulato il 25 marzo, un periodo in cui la struttura commissariale per l’emergenza, almeno ufficialmente, non esisteva. Il 26 marzo il contratto venne sottoscritto dal fornitore cinese. La situazione che emergerebbe riguarda “alcuni evidenti difetti di “conseguenzialità cronologica”. In sostanza gli accordi tra gli indagati dovrebbero essere stati presi prima del 10 marzo, ovvero in un periodo precedente al lockdown instaurato dal Governo di Giuseppe Conte lo scorso 9 marzo 2020.
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