Continua la dittatura sanitaria: «Per i turisti basta il tampone. Per tutti gli altri Super green pass»

02/03/2022 - Da oggi anche i cittadini extra Ue potranno volare a casa nostra senza super green pass: per loro basta un tampone negativo. Gli italiani invece non sono ancora liberi di andare al cinema. Solo dal 10 marzo riapriranno le visite ai parenti in ospedale.


Grande è la confusione sotto il cielo, si potrebbe dire citando qualcuno, ma la situazione in questo caso è tutt’altro che eccellente. Soprattutto per i cittadini italiani sottoposti a obbligo di super green pass per lavorare, muoversi e avere una parvenza di vita sociale, che vedono cadere restrizioni in tutta Europa tranne che nel loro Paese. E a fronte di generiche rassicurazioni su un allentamento delle restrizioni per le prossime settimane, la realtà dice che per ora l’obbligo di vaccinazione per i lavoratori over 50 resterà fino a metà giugno, così come le altre limitazioni più importanti. Quando poi gli unici allentamenti di un certo rilievo che vengono accordati dal ministro della Salute Roberto Speranza sono per gli stranieri che giungono in Italia e non per i residenti, la cosa acquista anche un vago retrogusto beffardo.

Da stamani, infatti, entra in vigore l’ordinanza che allinea il trattamento per i turisti extra Ue che entrano nel nostro Paese a quello già in vigore per i turisti provenienti dai Paesi dell’Unione europea. Il che significa, banalmente, che se sei un turista puoi entrare in Italia senza fare la quarantena anche se non sei vaccinato: basterà soddisfare uno dei requisiti necessari per ottenere il green pass base, vale a dire il completamento di un ciclo vaccinale, la guarigione dal Covid o l’esibizione di un tampone con esito negativo.




Che la decisione di Lungotevere sia importante per dare respiro a un settore come quello del turismo, che più di ogni altro ha pagato il prezzo della pandemia, è indiscutibile. Il tutto, però, accade mentre lavoratori e cittadini italiani continuano a destreggiarsi i un ginepraio di lacci e lacciuoli – spesso in contraddizione tra di loro – che stanno di fatto ritardando un ritorno alla libertà per ora solamente strombazzato.

Facciamo il punto: dagli aerei sbarcheranno i turisti extra europei per andare nelle città d’arte, ma se sei un abitante di Roma e vuoi andare al Carnevale di Venezia non potrai farlo se non hai il super green pass. Attualmente, la certificazione rafforzata è l’unica che consente di pranzare in un ristorante, di vedere un film al cinema o di andare a visitare un museo. Ma non disperate: tra dieci giorni sarà consentito sgranocchiare i pop corn e sorseggiare una Coca Cola mentre si ammira l’ultima avventura del supereroe preferito o bere una birra durante un concerto o una partita di calcio. Il classico caso di un allentamento che dà la misura di quanto assurda fosse la norma in vigore, che impediva ogni tipo di ristoro durante eventi sportivi e culturali. E già che si parla di sport, chi di dovere continua a ventilare il definitivo aumento della capienza di stadi e palazzetti al 100 per cento (ora è al 75 per cento) laddove nei campionati più all’avanguardia (a partire ovviamente dalla Premier league inglese) le limitazioni sono andate da un pezzo e gli appassionati hanno ancora negli occhi lo spettacolo offerto dai tifosi di Chelsea e Liverpool che hanno gremito Wembley domenica pomeriggio per la finale della coppa di lega. Anche questa è una norma ormai ingiustificata e – se vogliamo dirla tutta – inutile laddove è impossibile distribuire uniformemente il pubblico per mantenere il distanziamento. Il Parlamento, nei giorni scorsi, ha approvato un ordine del giorno presentato dalla Lega per il ripristino della piena capienza, ma sembra che la cosa non sarà così veloce.

Dal 10 marzo, poi, cadrà un’altra norma che si fatica a credere sia in vigore: il divieto di visite per i familiari ricoverati in ospedale. A partire da quella data, infatti, si potrà di nuovo visitare i propri cari, ma a patto che non sia per un tempo superiore a 45 minuti. Fin qui, dunque, si tratta di ciò che è certo: dal 10 marzo in poi ci si muove sul terreno, come si diceva, delle promesse e delle rassicurazioni.

All’orizzonte, come tutti sanno, c’è la data del 31 marzo, che sancirà la fine dello stato d’emergenza, che ha rappresentato per due anni la base giuridica per ogni compressione delle libertà personali dei cittadini. Il problema è che, stando alle dichiarazioni degli esponenti più intransigenti del governo e delle autorità sanitarie, alla caduta dello stato d’emergenza non corrisponderà la caduta dell’impianto restrittivo attualmente in piedi. L’obbligo di super green pass per i lavoratori over 50 durerà almeno fino al 15 giugno, mentre per i mezzi di trasporto valgono generici impegni sulla fine, dal primo aprile, dell’obbligo della certificazione rafforzata. Lo stesso vale per bar e ristoranti all’aperto o per fare attività sportiva outdoor. Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ancora ieri ha ribadito che «l’obbligo vaccinale per gli over 50 è in vigore fino al 15 di giugno» e che «valuteremo cosa fare successivamente basandoci sui dati». Il cui miglioramento sotto tutti i punti di vista già da tempo (ieri -19 pazienti nelle terapie intensive e -17 nei reparti), evidentemente, non fa testo.

di Alessandro Rico – La Verità

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