Operazione Paperclip (anche accreditato come Progetto Paperclip, dove è possibile tradurre il termine inglese “paperclip”
in italiano, con “graffetta”) era il nome in codice di un’operazione dell’ Office of Strategic Services (OSS
)statunitense volta a reclutare gli scienziati tedeschi dalla Germania nazista, nelle fasi immediatamente successive alla fine della seconda guerra mondiale anche con il fine di evitare che le conoscenze scientifiche naziste finissero nelle mani dell’Unione Sovietica.
L’Operazione Paperclip (“graffetta”) ebbe inizio nel novembre 1945, che consistette nell’importazione di ex-nazisti, circa 2.000 fra scienziati tedeschi e loro familiari, tra il 1945 ed i primi anni settanta. L’obiettivo era sottrarre all’URSS durante la guerra fredda l’acquisizione dei progressi scientifici compiuti dalla Germania nazista. Il Presidente Truman autorizzò l’operazione a patto che gli scienziati non fossero stati membri del partito nazista e più che nominalmente partecipi nelle sue attività, o sostenitori attivi del militarismo nazista. In molti casi però il servizio creato appositamente per gestire l’operazione il (Joint Intelligence Objectives Agency, JIOA) branca del JIC Joint Intelligence Committee ritoccò i curricula degli scienziati per permetterne il reclutamento. Le nuove identità degli scienziati venivano allegate ai fascicoli con delle graffette, da cui il nome dell’operazione.
Iosif Stalin, alla fine della seconda guerra mondiale si infuriò nell’apprendere che il suo esercito non aveva catturato neppure uno dei maggiori scienziati tedeschi esperti in missili. “E’ assolutamente intollerabile”, si lamentò con uno dei suoi generali: “abbiamo sconfitto le armate tedesche, abbiamo occupato Berlino e Peenemunde; ma gli americani si sono presi gli ingegneri nucleari”. In mezzo al caos provocato dal crollo del Terzo Reich, infatti, il servizio segreto americano, sceso in gara con gli inglesi, i francesi e i russi per i cosiddetti “risarcimenti intellettuali”, riuscì ad accaparrarsi ben 642 scienziati tedeschi. Il Programma che ne scaturì, con il nome in codice di Operazione Paperclip, terminò solo quando Wernher von Braun e i suoi collaboratori mandarono in orbita il primo satellite americano: l’Explorer I.
Reinhard Gehlen è uno tra i personaggi più famosi, ; generale dell’esercito tedesco, capo dei servizi di Intelligence sul fronte orientale; non si tratta di una spia qualsiasi e la sua continua affermazione di non essere mai stato un vero nazista ma di aver indirizzato tutti i suoi sforzi alla lotta contro l’Unione Sovietica, contribuiva ad alimentare il segreto interesse della CIA nei suoi confronti.
Il carico top secret di quel DC-3, infatti, era proprio lui, reclutato dalle forze armate degli Stati Uniti d’America al fine di organizzare una rete di spionaggio contro i Russi.
Gehlen era a capo, fino alla fine degli anni sessanta, dei servizi di informazione della Germania Ovest; adesso la sua organizzazione, chiamata Gehlen Org, si sarebbe occupata di canalizzare le informazioni riguardanti le nazioni allora aderenti al Patto di Varsavia ad uso della NATO. Altro obiettivo prioritario era quello di svolgere compiti di infiltrazione nei paesi della Cortina di Ferro, al fine di fomentare e sostenere i movimenti di ricolta che si opponevano al regime sovietico. Questi compiti sarebbero stati svolti in stretta collaborazione con la CIA; Gehlen avrebbe fornito il personale e gli americani si sarebbero occupati dei fondi, dei mezzi, delle dotazioni e dei macchinari.
Una delle operazioni più fortunate del gruppo fu quella chiamata “Operation Sunrise”, che introdusse circa 5000 agenti nel blocco Sovietico; a questa seguirono altri successi, ma ciò che ci interessa maggiormente è capire chi fossero in realtà i componenti del gruppo di Gehlen, o almeno parte di essi. La sicurezza nazionale, costantemente minacciata dai Sovietici, non poteva certo soffermarsi ad osservare meglio chi stava contribuendo nel tentativo di fermare il nemico, e nessuno infatti si prese la briga di spulciare con più attenzione il passato degli uomini di Gehlen.
Doppio gioco
Non è certo compito di questo articolo stabilire se la paura dei Sovietici fosse fondata o meno, certo esistevano molti contrasti ideologici, politici e strategici, certo la visione del mondo era ed è ancora oggi molto differente, ma era anche vero che all’occorrenza nessuno dei due blocchi si faceva grandi scrupoli nel collaborare, sia pure molto diplomaticamente e sotto ampia copertura.
Finita la guerra, il futuro di molti nazisti era appeso a un filo; un legame molto sottile, alla cui estremità, nel migliore dei casi, si trovava il carcere a vita.
Un modo per evitare tutto questo esisteva, non era certo alla portata di tutti, ma per coloro che appartenevano all’Intelligence nazista si rivelò una vera e propria manna dal cielo.
In pratica il reparto di Gehlen, che lavorò in America e in stretta collaborazione con la CIA, divenne ben presto un rifugio sicuro per centinaia di ex criminali di guerra nazisti, mantenendo un ruolo di primo piano nella fuga di molti altri criminali alla volta del Sud America e tirando le fila della famosa organizzazione ODESSA.
Ma per arrivare a queste conclusioni dobbiamo un attimo tornare indietro, ancor prima della fine della Seconda Guerra Mondiale.
Dimentichiamo quindi per un attimo il DC-3 atterrato poco fuori Washington, dimentichiamo lo stesso Gehlen e concentriamoci su due nomi e sulla loro attività svolta circa dieci anni prima la fine del conflitto.
Allen Welsh Dulles, è un importante diplomatico americano e anche una spia; il suo nome forse non è molto noto, ma è noto quello del fratello, John Foster Dulles, statista, al quale è intitolato l’aeroporto di Washington.
Dal 1953 al 1961, Dulles fu direttore della CIA, ma quello che a noi più interessa è il suo legame con il fratello, divenuto in seguito Segretario di Stato.
John Foster Dulles era all’epoca un insider di Wall Street e insieme ad Allen creò un apparato finanziario spionistico per assistere i nazisti; si trattava ancora una volta di sicurezza nazionale, collaborare con il nemico per carpirne i segreti e anche i suoi maggiori scienziati.
I progressi del Terzo Reich facevano gola a molti e poco importava di cosa si fossero macchiati i suoi componenti; finita la guerra, Dulles organizzò l’arrivo di Gehler in America, conosceva bene il suo passato, ma esistevano ancora ragioni molto più importanti per chiudere un occhio su tutto.
Qualora i Sovietici fossero riusciti a catturare la famosa spia nazista, questi sarebbe stato subito processato come criminale di guerra e impiccato; una volta messo al sicuro in America, Dulles lo incontrò, proponendogli un patto: l’america avrebbe coperto Gehler e quanti avrebbero lavorato per lui, in cambio questi avrebbe creato un vasto apparato di spionaggio e sovversione a livello europeo sotto il controllo di Washington.
Sulla scorta di questo patto, centinaia di criminali nazisti ebbero salva la vita, anzi, ne trovarono una nuova e con il massimo della copertura!
Un patto disatteso
Il trattato di Yalta era molto chiaro quando si occupava dei criminali nazisti; in particolare, quando si accennava al fronte orientale, il trattato imponeva la consegna di tutti gli ufficiali tedeschi che fossero stati coinvolti in azioni contro la Russia.
Quando le prime avvisaglie della fine del conflitto iniziarono a farsi sentire, Gehlen previde una rapida rottura delle relazioni USA – URSS; certamente gli americani avrebbero avuto bisogno di una struttura spionistica in Europa Orientale e questo spinse Gehlen ad arrendersi offrendo in cambio i propri servigi.
Dipinse se stesso come l’uomo che avrebbe organizzato una fitta rete di feroci anticomunisti, forte anche della sua esperienza; questo bastò perché venisse ospitato a Fort Hunt, dove iniziarono i negoziati per il suo coinvolgimento nella CIA.
Nonostante i resoconti riportino un inganno operato da Gehlen, inganno del quale fu vittima lo stesso Dullen, in realtà gli americani erano perfettamente a conoscenza del suo passato e della sua intenzione di usare la CIA come salvacondotto; d’altra parte l’occasione era troppo ghiotto per lasciarsela sfuggire.
Gehlen iniziò a reclutare i migliori veterani della Gestapo e le “menti” che avevano organizzato l’apparato centrale dell’Olocausto.
Tutti trovarono spazio nella Gehlen Org e tra questi: Alois Brunner, superiore di Adolf Eichmann, il maggiore delle SS Emil Augsburg e il capitano della Gestapo Klaus Barbie, meglio noto come il Macellaio di Lione.
Disastrose conseguenze
L’infiltrazione di criminali nazisti nella CIA, se infiltrazione si può chiamare, non tardò a provocare disastrose conseguenze a tutti i livelli; centinaia di carnefici riuscirono a fuggire all’estero, uomini del Terzo Reich assunti alla carica di Consiglieri di Sicurezza posero solide basi in Medio Oriente e America Latina, lo stesso Barbie aiutò parecchi militari nazisti e protesse il commercio di cocaina tra il 1970 e il 1980.
L’Organizzazione Gehlen rimase a stretto servizio della CIA fino al primo aprile 1956, periodo nel quale si trasferì interamente nel BND, (Bundesnachrichtendienst, Servizio Federale Informazioni); questo organismo rappresenta oggi il servizio segreto federale tedesco, con sede nei pressi di Monaco e riferimento all’Ufficio Federale del Cancelliere.
Il BND agisce sotto la supervisione della Commissione parlamentare di controllo per i servizi segreti.
Operazione Paperclip (anche accreditato come Progetto Paperclip) era il nome in codice sotto il quale l’intelligence e i servizi militari degli Stati Uniti hanno estratto gli scienziati tedeschi dalla Germania nazista, durante e dopo le fasi finali della seconda guerra mondiale, con conseguenze devastanti in tutto il mondo; dalle dittature sudamericane al terrorismo e molto altro.
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