Mentre i media corporativi degli Illuminati concentrano i timori del pubblico sull’inganno trumpiano sulla Corea democratica, Tillerson e i suoi amici baroni del petrolio causano problemi in Iran. Descrivendo i disordini degli ultimi giorni che hanno lasciato ventidue morti, il leader della rivoluzione islamica Ayatollah Seyyed Ali Khamenei dichiarava: “Negli eventi degli ultimi giorni, i nemici dell’Iran, usando vari strumenti a disposizione, come soldi, armi, politica e apparati di sicurezza, si sono alleati per creare problemi alla dirigenza islamica“. Ovviamente Khamenei si riferiva all’asse anglo-statunitense-israelo-saudita, che porta acqua alle famiglie dei banchieri della City di Londra Rothschild. Dopo i falliti tentativi di sequestrare i giacimenti petroliferi di Iraq, Libia e Siria per conto dei quattro cavalieri controllati dai banchieri (ExxonMobil, Royal Dutch/Shell, BP Amoco e ChevronTexaco), gli endogamici squilibrati sembrano sul punto di scontrarsi con la Guardia rivoluzionaria iraniana. A Trump che celebrava i rivoltosi, ripresi attaccare una stazione di polizia da PressTV, su Twitter, il Ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif rispose con evidente riferimento alla monarchia saudita: “sicurezza e stabilità dell’Iran dipendono dal suo popolo che, diversamente dalla gente del buffone Trump, ha diritto di voto e di protesta. Questi diritti guadagnati con fatica saranno protetti e agli infiltrati non sarà permesso sabotarli con violenze e distruzioni“.
I banchieri fomentarono simili problemi interni in Iran nel 2009. Quel tentativo fallì e anche questo fallirà. L’unica domanda è fino a che punto i baroni del petrolio andranno nella guerra segreta all’Iran rivoluzionario. Molto dipenderà dalla situazione nello Yemen, che non va bene per i fantocci sauditi. Se la coalizione huthi/marxisti sudyemeniti regge, aspettatevi ulteriori tentativi disperati dei ministri dei Rothschild per destabilizzare l’Iran.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
via SitoAurora
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